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Raffaele Benito Lizza
Il Simbolismo Tradizionale

Dipinti ed Acqueforti
La Fenice Libreria - Galleria

IL SIMBOLISMO TRADIZIONALE E L'ELOGIO DELLA PITTURA.

UNA MERAVIGLIA DELLE VISIONI

Raffaele Benito Lizza espone alla Libreria-Galleria “La Fenice” di Sanremo le sue acqueforti e le sue opere pittoriche, ispirate alle tradizioni religiose ed esoteriche. Un viaggio appassionante, sulle orme del pensiero di Guénon e dei versi di Baudelaire.

La Tradizione non è una statua immobile, ma vive  e rampolla
come un fiume impetuoso che tanto più si ingrossa quanto più
si allontana dalla sua origine…
Ciò che ogni generazione ha fatto nel campo della scienza e della
produzione spirituale è una eredità che ha  contribuito, con i suoi
risparmi, a tutto il mondo anteriore.
E’ un santuario  alle cui pareti gli uomini di ogni stirpe,  grati e
felici,  hanno appeso ciò che li ha aiutati nella vita, ciò che essi
hanno attinto alle profondità della natura e  dello spirito. E questo
ereditare è, ad un tempo, un ricevere e un far fruttare l’eredità.


Hegel
( Geschicthe der Philosophie )

“ Gli antichi Greci -  ha scritto il grande storico dell’arte Ernst  Gombrich – sostenevano che la meraviglia è l’inizio del sapere e che quando cessiamo  di meravigliarci corriamo il rischio di cessare di sapere ”.

Questa stessa sensazione viene percepita dai visitatori della nuova mostra del pittore Lizza, “Il simbolismo tradizionale. Frammenti”, inaugurata a “La Fenice”, dove resterà in cartellone sino alla fine del mese di marzo 2010. Un vernissage che si è concluso con grande successo di pubblico e di critica.

Una mostra evento che, per la rara bellezza delle opere esposte, per l’innovativa arte incisoria delle acqueforti (“Tutti i colori delle acqueforti”, verrebbe da esclamare), per i suoi stessi contenuti che spaziano tra la Filosofia e l’Esoterismo, tra gli orizzonti culturali dell’Oriente e dell’Occidente, tra la Letteratura e la Poesia, tra le forme simboliche degli studi tradizionali e le tematiche più attuali della cultura artistica contemporanea, non passerà certamente inosservata. Da qui quella meraviglia, evocatrice di curiosità e di sapere, raccontata  da Gombrich.

La verità è che il mio amico Lizza, questo raffinato peintre graveur che nelle sue splendide cartelle di acqueforti dedicate a Charles Buadelaire si autodefinisce con semplicità “Incisore e pittore a Diano Marina”, nonostante la sua predilezione per le tecniche artistiche tradizionali (il disegno, l’acquaforte, l’acquerello e la pittura ad olio, in primis ) in realtà è un  Pictor Faber che ogni giorno “fa ricerca”. Una ricerca pittorica e di contenuti che, in questa  mostra, esalta le meraviglie della visione come una mappa dei saperi e delle immagini per salpare verso un viaggio immaginario nel tempo, alla ricerca della Verità e della Bellezza.

Quali sono, dunque, le ispirazioni dell'Arte e della Letteratura di questa mostra? E quali sono i valori del simbolismo tradizionale, storicamente approfonditi da René Guénon, il metafisico francese naturalizzato egiziano, studioso delle antiche simbologie orientali ed occidentali, che ha sostenuto la tesi della comune origine di tutte le forme tradizionali? Ne abbiamo parlato, in questa intervista, con Lizza, dopo la festosa inaugurazione della sua mostra.

Un vernissage che si è trasformato inaspettatamente, grazie alla presenza dei numerosi studiosi e bibliofili intervenuti, in un vivace evento culturale allietato dalle note del concerto del maestro Vitaliano Gallo, direttore dell'Orchestra da Camera del Principato di Seborga, e dei suoi colleghi musicisti: Maria Cristina Noris clarinetto aggiunto all'Orchestra Sinfonica di Sanremo, Henri Albert, presidente de l'Ensamble Orchestral et Choral del Alpes de la Mer di Nizza, e della applaudita soprano Marina De Grassi.

 D.       “La Fenice”, a partire dalla tua prima mostra “Paesaggi dell’anima” del 2005, è diventata ormai la tua “Casa dell'Arte”. Questa volta, però ho avuto l'impressione che questa mostra potrebbe rappresentare una “Opera omnia” di tutte le tue ricerche artistiche e spirituali, tesaurizzate in oltre quarant'anni di lavoro al cavalletto. Condividi questa impressione?

R.       Solo in parte. Certamente questa mostra propone una sintesi della mia vita d’artista.

E’ ormai quasi mezzo secolo, d’altronde, che vivo con la mia “Bella Principessa Pittura” come diceva Francisco de Hollanda. Direi, piuttosto, che questa mia mostra rappresenta un nuovo importante capitolo della mia storia artistica. Un punto di arrivo e di partenza, come un velista solitario che approda alla sua meta e, subito dopo, riparte sfidando il mare ed il vento verso nuove avventure. Per fare un esempio, in tutte le mie mostre ho sempre esposto delle opere in parte ispirate all’Oriente. Ma questa volta rappresento la cultura orientale nel contesto di una visione spirituale sistematica, quale il simbolismo tradizionale. Quanto alle acqueforti, il mio “cavallo di battaglia” come si dice nel gergo dell’arte, oggi propongo una nuova ricerca : l’acquaforte come “pezzo unico”, dipinta a colori, con intensità e trasparenze diverse. Ho dipinto con l'acquerello, o con la tempera, o con complesse tecniche miste le stesse mie incisioni, create inizialmente con il loro segno monocromo, dagli abituali  toni di terra gialla, di ocra, di caffè e di legno stagionato. Ora ti mostro un esempio di questa tecnica. Guarda attentamente questi miei "Hommages” dedicati a Guénon, a Baudelaire, a Cervantes, a Leonardo e a Raffaello. E prendi tra le mani questa acquaforte dipinta del piccolo monaco buddista, che è stata anche riprodotta sulla locandina della mostra. O questa bellissima Salomè, che - come dice l'iscrizione riportata a margine -  spiega “ …avendo danzato, piacque ad Erode ed ai suoi commensali (Marco 6 – 22). Oppure, questo austero saggio senegalese che, come dice l'iscrizione ammonisce “…Però voi scegliete la vita terrena, mentre quella futura è l'ottima, l'eterna!”, citando un versetto del Corano. Scoprirai che queste opere sono le stesse mie acqueforti in monocromia, dipinte però con la mia nuova tecnica che le rende un pezzo unico. Ti piacciono ?

D.       Sono bellissime. Rispetto all'acquaforte monocroma originaria, infatti, queste tue nuove acqueforti assumono una luce davvero emozionante. La differenza tra l'una e l'altra versione delle tue opere, mi sembra la stessa differenza che esiste tra l'ascolto di una sonata al pianoforte di un grande solista e, subito dopo, dell'interpretazione della stessa pagina musicale ad opera di una grande orchestra. Ai tuoi collezionisti l'imbrarazzo della scelta! Ma torniamo al “Simbolismo tradizionale. Frammenti”, come hai intitolato la tua mostra. Mi puoi spiegare gli aspetti fondamentali di questa cultura, di cui ho una conoscenza superficiale?

R.       Volentieri. Secondo gli insegnamenti tradizionali che ho recepito, grazie soprattutto allo studio dell’opera di René Guénon, il simbolismo tradizionale non è altro che l’uso di forme o immagini che vengono assunte come segni per idee sovrasensibili. Queste idee costituiscono la lingua metafisica per eccellenza. Un linguaggio, essenzialmente sintetico, che diventa il sostegno indispensabile per ogni intuizione trascendente, aprendo così possibilità illimitate. Aggiungerei che il vero fondamento di questo simbolismo consiste nella corrispondenza esistente tra tutti gli ordini di realtà e che, conseguentemente, esso rappresenta il legame che unisce il piano corporeo e psichico al piano spirituale. Ne discende, ovviamente, che sarebbe contraddittorio attribuirgli, a questo punto, nella sua essenza, una origine umana, poiché questa origine deve ricercarsi nell’opera stessa del Verbo divino...

D.        In che senso?

R.        Nel senso che, come dicevo prima, questo simbolismo fa parte della “scienza sacra” delle diverse forme tradizionali, nel loro aspetto religioso ed iniziatico. Ed è soltanto su questo piano che si può concepire la loro unità trascendente. Ne deriva, per quanto riguarda il mondo dell’arte, che il vero artista sia colui che percepisce, seppure soltanto in qualche misura, l’unità nella molteplicità. Il mondo nel suo complesso, agli occhi dell'artista, diventa così un insieme di espressioni simboliche. Ed è proprio attraverso questa visione del mondo, spirituale ed estetica, che tutte le cose si presentano all'artista in modo ammirevole.

D.       La tua mostra, dunque, propone artisticamente una nuova visione del mondo. O, meglio, tante meraviglie della visione: la visione simbolica tradizionale e la visione dei “Frammenti” dell'arte orientale ed occidentale. Queste meraviglie della visione, inserite nel contesto di un “paesaggio” di libri antichi e di antiche stampe, esposti negli scaffali de La Fenice, hanno creato nei visitatori della tua mostra quell'emozione profonda che ha trasformato il tuo vernissage in un vivace evento culturale. Ti farò sorridere, ma alcune illustrazioni esoteriche che fino ad oggi mi erano apparse quasi “una selva oscura”, ora mi sono diventate intelleggibili. Ti confesso che, ad un certo punto, ammirando le tue opere, mi sono venuti alla mente i versi di Francesco Petrarca, laddove scriveva “Se tu avessi ornamenti quant’ài voglia / potresti arditamente / uscir dal boscho, e gir in fra la gente…”.

R.       Sono lieto che questa mia mostra ti sia piaciuta a tal punto da farti venire la voglia di scoprire nuovi orizzonti culturali. Anzi, data la nostra amicizia, sono certo che nel tuo Studio, accanto al mio ritratto di Charles Baudelaire, il tuo poeta preferito, soggetto delle tue ricerche letterarie francesi, molto presto ci sarà anche il mio ritratto di Renè Guènon, esposto in questa mostra. Il “tuo” Hommage a Baudelaire ed il “mio” Hommage a Guénon. Non è una bella compagnia?                   

                                                                                                                               Silvano Tuzi

Dove e Quando

La mostra è aperta tutti i giorni dalle ore 9 alle 12,30 e dalle ore 15 alle 19,30
presso "La Fenice" Libreria - Galleria
in Piazza Muccioli 5 (adiacente Piazza Eroi Sanremesi)
a Sanremo

 

 

 

 

Scarica l'Invito alla mostra (PDF)