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DURANDI Iacopo

Notizia dell'antico Piemonte traspadano di Iacopo Durandi parte prima o sia la Marca di Torino altramenti detta d'Italia

Notizia dell'antico Piemonte traspadano di Iacopo Durandi parte prima o sia la Marca di Torino altramenti detta d'Italia

nella Stamperia di Saverio Fontana nel palazzo della Mairie Torino Anno XI (1803)

in 4°, pp. 160, legatura ottocentesca con dorso rifatto in tela ecrù, tit. su tass. al ds. Il Durandi praticò con eccellenti risultati e grande successo tre attività parallele e distinte: studi giuridici, ricerche storiche e poesia drammatica. La madre, donna di buona cultura per i tempi, gli leggeva fin dalla prima infanzia opere di poesia e i drammi dei Metastasio, che il D. adattò per i suoi burattini mettendoci tanto impegno che in seguito il padre gli fece costruire un piccolo teatro familiare, dove il D. stesso si divertì a recitare con amici, parenti e concittadini durante le villeggiature autunnali, fino all'età di diciotto anni. Nel 1759 pubblicò a Torino un idillio pastorale, Arianna abbandonata, che ebbe grande successo in diverse versioni; nel 1766 diede alle stampe quattro volumi di Opere drammatiche con idilli, molte delle quali rappresentate nel teatro Reale di Torino; erano in lui molto vivi il senso dell'autonomia della cultura italiana e la necessità di trovare uno stile originale, indipendente dai modelli antichi o francesi. Tuttavia padre Agnesi, dotto linguista ed orientalista domenicano, suo professore, che non approvava tale tipo di letteratura, riuscì a distoglierlo per un po' da essa, spingendolo a lavori eruditi d'altro genere, ai quali il D. si appassionò subito tanto che nello stesso 1766 venne pubblicata, sempre a Torino, la sua prima opera storica, Dell'antica condizione del Vercellese e dell'antico Borgo di Santhiá. Sempre il padre Agnesi lo indirizzò agli studi giuridici nei quali si laureò con lode; nel 1769 entrò in magistratura, nel 1774 venne nominato sostituto del procuratore del re, nel 1782 consigliere alla Corte dei conti, nel 1797 avvocato patrimoniale dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro, carica ambitissima. Fu sostenitore delle riforme, della necessità di aggiornare il diritto all'evolversi dei tempi, a favore d'una codificazione fondata sui principi del diritto naturale. Nel 1798, all'inizio della dominazione francese, si dimise da tutte le sue cariche né volle accettarne altre nonostante vive sollecitazioni. Sebbene fosse molto apprezzato come latinista, egli dal 1786 decise di stilare tutte le sue sentenze in italiano, dichiarando iniquo il riservarne la piena conoscenza solo agli iniziati. Anche in campo storico il D. fu vicino alle correnti più innovative: alle fonti tradizionalmente accettate dell'erudizione sostituì la ricerca diretta, il controllo del documento già codificato, il risalire alle origini dell'informazione. Spendeva cifre rilevanti in emissari e cavallari per ricognizioni topografiche con disegni di ruderi o lapidi, e in corrispondenti, per ottenere copie ed estratti di documenti d'archivio. Sfortunatamente aveva concesso la sua fiducia anche ad un abilissimo falsario, il prevosto G.F. Milanesio, che gli forni per anni ben congegnati falsi di documenti e di epigrafi danneggiando non poco la sua reputazione scientifica. Buono e solido esemplare non ostante bucciature agli angoli della leg., sguardie rifatte e lieve alone al margine inf. di tutto il vol.

233/38

Prezzo: 650 €


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